sabato 27 agosto 2011

la serenissima:curiosita'...storiche.....tra calli e campielli campi e sottoporteghi e ponti

NEL FRATTEMPO ..UNA POESIA DEL DOTT BORRELLI ANTONIO DEDICATA PROPRIO A UNA "DE STE CAI VENEXIANE"(una di queste calli veneziane)

mi stavo chiedendo se  vi siete mai chiesti il perche' ,VENEZIA..ha  calli campielli e "sottoporteghi "dal nome particolare ...
ricoremo "el ponte dee tette","ea cae dei fabbri",ea cae del fumo",e a fondamenta del piovan e tante altre che magari passando qui e la tra calli campielli e rii alle volte  guardando un po incuriositi  la scritta ,ci chiediamo il perche' ha questo strano nome,inoltre si sa bene che ogni pietra su venezia ha una storia degna di essere raccontata...
per non parlare di alcune buffe parole dialettali e il loro significato

vediamo un po.....

LA PAROLA ASSA.......OPPUR MUNEGA.........O ANCORA MEGIO EA FARSORA......
.

INIZIAMO A VEDERE LA STORIA  DI QUESTE CURIOSE ED INSOLITE SCRITTE E PAROLE :
_VENEZIA LA MAGIA CONTINUA

INTANTO CHE LEGGETE LE CURIOSITA' DELLA MIA CITTA VI ASCOLTATE
RONDO' VENEZIANO SCARAMUCCE

COSSA VOL DIR PIOVAN.....
tratto dal web..

Piovan (Ponte del) detto del Volto a S. Maria Nuova. Vedi Piovan (Calle ecc. del) e Volto(Calle del).

Piovàn (Calle, Fondamenta del) a S. Martino. Tale denominazione incontrasi spesse volte in Venezia, e sempre dipende dalle case ove risiedono, oppure risiedevano un tempo, i pievani delle contrade. Nelle età rimote i nostri parroci nominavansi vicarii, poscia furono detti rettori, e finalmente pievani. Da principio essi talvolta non erano sacerdoti, venendo ammessi al governo delle chiese i diaconi, ed anche altri inferiori ministri. In tal caso regolavano l'economia delle chiese, istruivano, ordinavano le funzioni, e quel che dipendeva dal carattere sacerdotale o non facevasi nelle loro pievi, o lo facevano i sacerdoti incardinati. I pievani anticamente venivano eletti dai fondatori delle chiese, e dai discendenti di questi, ma in seguito tale diritto fu lasciato ai parrocchiani. Troviamo che, fino dalla metà del secolo XII, i parrocchiani proponevano, il clero sceglieva, ed il vescovo confermava i pastori delle anime. Appare poi dai documenti raccolti dallo Scomparin, che dall'anno 1419 al 1432 l'elezione dei titolati e dei pievani fu fatta in varii casi dai soli capitoli delle collegiate. Talvolta la fece il solo pontefice, talvolta il clero la rimise spontaneamente al vescovo od al patriarca, e talvolta il vescovo od il patriarca elessero per diritto di devoluzione, avendo gli elettori trascurato di adempiere il loro ufficio nel tempo stabilito dai sacri canoni. Nelle chiese poi che non erano collegiate i pievani dovevano sempre essere eletti dal vescovo, il che in seguito cadde in disuso. Allorché poi, circa il 1432, i parrocchiani cominciarono a prendere parte attiva nelle elezioni, essi a tale effetto radunavansi in un luogo stabilito, e colà eleggevano o per voci, o per ballottazioni. Seguiva poscia l'esame dell'eletto, quindi la conferma del patriarca, o del nunzio del papa medesimo, e finalmente la partecipazione al principe. Notisi però che tale ultima formalità non s'introdusse subito, ma col volgere progressivo dei tempi.
Sulla «Fondamenta del Piovan» a S. Martino scorgevasi un bassorilievo lombardesco, rappresentante S. Martino a cavallo coll'anno 1468, e cogli stemmi del pontefice Paolo II Barbo, e del pievano Antonio De Lauro, o de Lauri. Questo bassorilievo ora è nel Civico Museo.
Altro bassorilievo consimile, rappresentante anch'esso S. Martino a cavallo, scorgesi sopra una porta in fondo alla «Calle del Piovan», con iscrizione donde s'impara essere stato il medesimo nel 1816 ristaurato a merito del pievano Giovanni Maurizj.

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